• Marina Sereni

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  • 21 dicembre 2024

    “Manovra senza visione, mentre la sanità pubblica va a picco”

    Vi propongo la mia intervista di oggi rilasciata a Umberto De Giovannangeli del quotidiano "l'Unità"

     

    “Manovra senza visione, mentre la sanità pubblica va a picco”

     

    «Niente per la crescita, tagli a investimenti cruciali per la coesione sociale: così si manda al paese un messaggio rinunciatario. 4,5 mln di cittadini non si curano perché non possono permettersi visite ed esami nel mercato privato. Per il Pd il diritto alla salute è una priorità assoluta»

     

     

    Marina Sereni, responsabile Salute e Sanità nella Segreteria nazionale del Partito democratico, già viceministra degli Esteri: Il 2024 sta per volgere al termine. Che anno è stato per il PD e per l’Italia?

     

    Un anno difficile per l’Italia, impegnativo ma positivo per il PD. Per il nostro Paese il 2024 si chiude con una forte incertezza sul piano economico: bassa crescita, caduta del settore industriale, in un contesto di rallentamento europeo, numerose crisi aziendali aperte. Sul piano sociale sono aumentate povertà e diseguaglianze mentre sono stati cancellati o ridotti tutti gli strumenti a sostegno delle fasce più fragili. Il 2024 è stato anche segnato da catastrofi ambientali che hanno devastato porzioni del nostro fragile territorio: dalle alluvioni in Emilia-Romagna, Marche, Toscana alla siccità in Sicilia. E, mentre dalle parti del Governo si negano gli effetti del cambiamento climatico, qui le popolazioni colpite attendono ancora fondi e risposte per ripartire. La legge di Bilancio che in questi giorni è all’attenzione del Parlamento non esprime una visione, non mette nulla per la crescita e continua a ridurre investimenti cruciali per la coesione sociale come la sanità e l’istruzione. Così si manda al Paese un messaggio rinunciatario, di puro galleggiamento. In questo scenario, il PD con Elly Schlein ha messo al centro della sua azione i problemi reali delle persone: la sanità, il lavoro, la scuola, la casa, la difesa dei più deboli, i diritti sociali e civili.

     

    Con quali esiti?

    Abbiamo cominciato a ricucire il nostro rapporto con tanti e tante che si erano sentiti abbandonati dalla sinistra, abbiamo riattivato un dialogo con mondi rappresentativi nel lavoro, nell’economia, nelle professioni, nella cultura. E i risultati sono arrivati: prima con le amministrative, che hanno portato al centro sinistra tante importanti città, poi con le europee, che con oltre il 24% ci danno la responsabilità di prima delegazione socialista al Parlamento Ue, infine con le ultime regionali che hanno visto il PD avanzare ovunque e riconquistare, accanto all’Emilia-Romagna, anche l’Umbria. Insomma, grazie alla Segretaria Elly Schlein – e in un clima interno fortemente unitario – siamo riusciti a dimostrare che la destra, pur forte, non è imbattibile, e che è possibile costruire alleanze credibili e vincenti mettendo al centro programmi e idee. C’è ancora tanto lavoro da fare, ovviamente, e i numeri dell’astensionismo sono impressionanti. Per questo stiamo continuando la mobilitazione, privilegiando le aree interne dove è più difficile la partecipazione e cercando di aprire sempre di più le porte del nostro partito ai giovani e alle tante energie civiche che sono state essenziali nelle elezioni locali.

     

    Il 2024 ci lascia un mondo in guerra, dall’Ucraina al Medio Oriente. Il disordine globale regna sovrano e l’Europa è sempre più ai margini.


    Lo scenario internazionale è percorso da enormi tragedie. La guerra in Ucraina continua da quasi tre anni e la possibilità di un’uscita diplomatica sostenibile e giusta è ancora sfocata. L’Europa ha fatto bene e fa bene a sostenere l’Ucraina ma, come abbiamo detto più volte in questi due anni, è stata troppo debole e assente sul piano diplomatico e politico. Questo conflitto è in Europa e siamo noi europei a dover trovare gli strumenti per garantire la pace e la sicurezza dell’Ucraina. Altrimenti, come ha detto qualche giorno fa la nostra Segretaria a Bruxelles, “rischiamo che quando si arriverà a discutere di pace l’Europa si sieda da ospite e non da protagonista”. Purtroppo le elezioni europee hanno visto avanzare partiti di destra e sovranisti che non credono in una Ue forte, capace di parlare con una voce sola. Ma proprio per questo noi, insieme a tutte le forze autenticamente europeiste, dobbiamo continuare a batterci e ad incalzare le istituzioni europee ad avere più coraggio e più determinazione. Questo vale anche per il Medio Oriente, una regione che oggi – anche alla luce della caduta del regime di Assad in Siria  – vede mutare di nuovo i suoi equilibri. C’è un punto che per noi è irrinunciabile: il cessate il fuoco a Gaza. Bisogna fermare i bombardamenti sulle scuole, sugli ospedali. Bisogna fermare il massacro dei civili, liberare gli ostaggi israeliani e dare aiuto ad una popolazione stremata. Poi sarà fondamentale il rilancio di una vera iniziativa internazionale per uno Stato palestinese che possa vivere in pace e sicurezza a fianco di Israele. Questa prospettiva "due popoli due Stati" oggi è esplicitamente negata dalla leadership israeliana ed è per questo che riteniamo sia dovere dell’Italia riconoscere lo Stato palestinese e spingere l’intera Unione Europea a farlo. Ogni assetto del Medio Oriente che non faccia i conti con la questione palestinese non sarà mai stabile e pacifico. E non ci sarà mai sicurezza per Israele fin quando non si sarà realizzato uno Stato palestinese indipendente.

     

    Un mondo in disordine, dove continuano a crescere le diseguaglianze, i lavori poveri, il malessere sociale. In Italia, in particolare, si è allargata la forbice tra chi ha e le tante e i tanti che arrancano, sotto la soglia di povertà. E questo è ben visibile in un ambito fondamentale nella vita delle persone: la sanità. Il diritto alla salute  non dovrebbe essere il perno dell’agenda di una forza progressista e di sinistra?


    Infatti per noi è una priorità assoluta! Grazie a Elly Schlein e grazie alla mobilitazione nei territori, siamo riusciti ad imporre questo tema nell’agenda politica nazionale. Siamo di fronte al rischio molto concreto di uno smantellamento del SSN. Ci sono troppi campanelli d’allarme e il governo fin qui si è dimostrato sordo. Secondo l’Istat sono oltre 4,5 milioni le persone che rinunciano alle cure perché non hanno soldi per pagarsi visite ed esami nel mercato privato. Il Censis ci dice che “negli ultimi 24 mesi il 44,5% degli italiani ha sperimentato, direttamente o indirettamente tramite i propri familiari, il sovraffollamento nelle corsie di ospedale o in altri servizi sanitari. Ogni 100 tentativi di prenotare prestazioni nel Servizio sanitario, il 34,9% degli italiani finisce poi nella sanità a pagamento. È la lunghezza delle liste di attesa che spinge a cercare soluzioni a pagamento”. A fronte di uno stanziamento pubblico di 136,5 miliardi di euro la spesa privata out of pocket è salita a 43 miliardi, aumentando in un solo anno di 4,5 miliardi. Chi è benestante si cura, chi ha redditi più bassi o si impoverisce o rinuncia. Se poi andiamo a vedere le differenze territoriali, ahimè, vediamo una ulteriore faglia: solo 11 regioni su 20 riescono a garantire i Livelli Essenziali di Assistenza e sono tutte nel centro-nord. Migliaia di pazienti sono costretti a spostarsi dal Sud verso il Nord per potersi curare. L’altro grande fattore di allarme riguarda la stanchezza e la rabbia che sentiamo tra il personale dei servizi pubblici. Carenze di organico, turni impossibili, retribuzioni basse, violenze sempre più frequenti: c’è un profondo malessere tra medici, infermieri, tecnici, la risorsa fondamentale del SSN. Se non si interverrà presto con misure straordinarie si rischia lo smantellamento del modello che tutti ci invidiavano nel mondo. Avremo una sanità pubblica povera per i poveri e una sanità privata per i ricchi, un sistema a misura di portafoglio o di carta di credito.

     

    In tutto questo, il PD?


    Per le ragioni suddette stiamo facendo ormai da due anni una battaglia perché la Sanità pubblica abbia un finanziamento adeguato che ci porti alla media europea del 7/7,5 % sul Pil e per avere finalmente un piano straordinario di assunzioni che superi il tetto di spesa per il personale. Abbiamo proposto leggi di iniziativa regionale, una legge a prima firma Schlein in Parlamento, ancora in queste settimane un emendamento unitario di tutte le opposizioni per investire 5,5 miliardi l’anno sul SSN destinando queste risorse aggiuntive principalmente alle assunzioni e retribuzioni del personale e alla prevenzione. Proponevamo di finanziare questo investimento riducendo i Sussidi ambientalmente dannosi ma anche questa volta dalla maggioranza e dal Governo è venuto un secco e disattento no. Se hanno in testa di privatizzare la sanità lo dicano chiaramente. Noi non ci arrendiamo, perché il problema della sanità è al primo posto nelle preoccupazioni degli italiani e la salute un diritto scritto nella nostra Costituzione.

     

    Ciclicamente, torna in voga il tema della rappresentanza del “centro”. Non lo trova un esercizio stucchevole?


    È una discussione spesso astratta, interessante per i politologi ma poco per i cittadini. Alla luce dei risultati elettorali (e con questa legge elettorale) mi sembra del tutto irrealistico immaginare un polo di centro autonomo dai due schieramenti principali, destra e sinistra, conservatori e progressisti. È più comprensibile immaginare che in entrambe le coalizioni ci siano forze che si rivolgono ad un elettorato moderato. Forza Italia ha l’ambizione di rappresentare i moderati nel campo della destra (con esiti non sempre esaltanti). Il PD non è autosufficiente ma non delega a nessuno la rappresentanza di pezzi di società. È tuttavia ragionevole e auspicabile che anche nel nostro campo si aggreghino quelle forze che, pur condividendo un’ispirazione progressista e riformatrice, non si riconoscono nel PD. Ma questo processo non può essere costruito a tavolino né possiamo pensare che spetti al PD indicare chi e come debba affrontare questo percorso.

     

    Per una volta invertiamo i ruoli. Dica lei che appunti fa alla stampa e cosa auspica per il 2025.

     

    Chiederei alla stampa di far conoscere ai lettori anche i fatti positivi che accadono, le buone notizie. Viviamo in un tempo duro, difficile. In cui però tante persone si dedicano al bene comune, portando risultati concreti. Se ne parla troppo poco, e invece abbiamo tutti bisogno di alimentare la speranza contro le paure.

     

     

     

     

     

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    Qui la mia intervista rilasciata a Umberto De Giovannangeli.

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